Eliminare il grasso con la dieta metabolica

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Updated: Luglio 9, 2020

La dieta metabolica è un particolare regime alimentare che si è diffuso soprattutto negli ultimi anni grazie alla sua promessa di garantire buoni risultati in poco tempo. L’obiettivo è quello di insegnare al corpo come bruciare velocemente le scorte adipose ma per comprenderne e le basi bisogna conoscere i meccanismi biologici che stanno dietro la teoria.

In parole semplici il nostro corpo funziona come una vettura che per  potersi muovere necessità di carburante. Tale carburante arriva ovviamente dal cibo e principalmente dagli zuccheri, ma anche i lipidi sono una buona fonte energetica. Solo che con i tipici ritmi moderni e frenetici, il corpo si abitua a ricavare l’energia quasi solamente dai carboidrati mentre i lipidi vengono destinati nella loro quasi totalità a funzioni di scorta.

L’organismo umano tuttavia ha la capacità di adattarsi velocemente al cambiamento e la dieta metabolica sfrutta questa capacità alterando l’alimentazione e facendo in modo che il corpo, ricevendo più grassi che zuccheri, possa essere spinto ad utilizzarli come canale preferenziale andando poi a colpire anche le scorte adipose tià esistenti.

Quanti carboidrati sono consentiti?

Per determinare la quantità esatta di carboidrati di cui necessitiamo, bisogna tener presente che si tratta di un valore assolutamente soggettivo che viene tarato in base ai sintomi manifestati. Se quindi si verificano capogiri e stanchezza allora è necessario aumentare la quota individuando la percentuale ideale alla cessazione di questi sintomi.

Iniziando la dieta metabolica, si consideri che il primo mese è caratterizzato da una drastica riduzione degli zuccheri e i sintomi si manifestano puntualmente; vengono distinte due fasi quella di carico e quella di scarico che si differenziano proprio per la quantità di zuccheri.

Cicli di carico e scarico degli zuccheri nella dieta metabolica

I primi 14 giorni sono costituiti da 12 giorni di scarico e 2 di carico: nei 12 giorni di scarico la quota calorica è costituita per il 60% da lipidi, per la metà da proteine ed appena 30 grammi di zucchero che possono essere leggermente aumentati fino alla scomparsa dei sintomi che abbiamo descritto e che caratterizzano una situazione di ipoglicemia.

I due giorni di carico invece richiedono il 35% di calorie provenienti dai lipidi, 30% da proteine e 35% di carboidrati. Anche in questo caso all’occorrenza le quote di carboidrati possono essere variate. Al termine di queste settimane il corpo avrà già imparato a utilizzare a scopo energetico i grassi in modo preferenziale e per mantenere tale capacità i 14 giorni successivi saranno caratterizzati da 5 giorni di scarico più altri due di carico e così via; solitamente le percentuali di carboidrati rimangono le stesse delle prime due settimane.

Dieta metabolica e salute

È vero che il nostro corpo riesce ad adattarsi in fretta ai cambiamenti e agli stimoli ma questa dieta porta all’estremo la carenza di zuccheri e si tratta di una scelta assolutamente discutibile e pericolosa per la salute. Ad esempio le cellule nervose utilizzano unicamente carboidrati per lavorare e si stima che almeno 180 g al giorno vadano introdotti come minimo in ogni dieta mentre questa alimentazione metabolica in origine ne prevede solamente 30 g.

Quando il corpo umano non riceve abbastanza carboidrati inizia a produrre i cosiddetti corpi chetonici perché l’assenza di zucchero è interpretata come carestia ed emergenza, proprio come se ci stessimo privando completamente del cibo ed ecco quindi il motivo per cui si manifestano i sintomi dell’ipoglicemia che possono evolversi anche in forme particolarmente gravi fino a sfociare in uno stato di coma.

Gli zuccheri sono fondamentali per la vita, soprattutto per chi pratica sport e in particolare quando conta la resistenza:  i grassi infatti consumano più ossigeno per essere trasformati in energia. La dieta metabolica sacrifica quote preziose di frutta, verdura e fibre a fronte di un maggior consumo di alimenti grassi, dai formaggi alla carne, in contraddizione con tutte le più moderne indicazioni fornite sia dall’organizzazione Mondiale della sanità sia dai maggiori esperti di nutrizione. 

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